Recensione libro: Gli anni al contrario di Nadia Terranova

Buongiorno carissimi liberi e libere. Siamo sempre qui per voi a tenervi compagnia con i nostri consigli per le vostre letture. Oggi vogliamo consigliarvi un volume che tratta degli anni di piombo e di chi voleva fare la rivoluzione. Che racconta anche di chi si è smarrito ma che è infine riuscito a trovare la sua strada. Si tratta de Gli anni al contrario di Nadia Terranova edito da Enaudi.

La trama

Messina, 1977. Aurora, figlia del fascistissimo Silini, ha sin da piccola l’abitudine di rifugiarsi in bagno a studiare, per prendere tutti nove immaginando di emanciparsi dalla sua famiglia, che le sta stretta. Giovanni è sempre stato lo scavezzacollo dei Santatorre, ce l’ha con il padre e il suo «comunismo che odora di sconfitta», e vuole fare la rivoluzione. I due si incontrano all’università, e pochi mesi dopo aspettano già una bambina. La vita insieme però si rivela diversa da come l’avevano fantasticata. Perché la frustrazione e la paura del fallimento possono offendere anche il legame piú appassionato. Perché persino l’amore piú forte può essere tradito dalla Storia.

«Non abbiamo mai usato lo stesso dizionario. Parole uguali, significati diversi. Dicevamo famiglia: io pensavo a costruire e tu a circoscrivere; dicevamo politica: io ero entusiasta e tu diffidente. Io combattevo, tu ti rifugiavi. Se non ci fosse stata Mara ci saremmo persi subito, ma almeno non avremmo continuato a incolparci per le nostre solitudini. Quando penso agli anni trascorsi mi sembra che siano andati tutti al contrario».

L’autrice

Nadia Terranova (Messina, 1978) vive a Roma. Per Einaudi Stile Libero ha scritto i romanzi Gli anni al contrario (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award) e Addio fantasmi (2018, finalista al Premio Strega). Ha scritto anche diversi libri per ragazzi, tra cui Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo 2012), Casca il mondo (Mondadori 2016) e Omero è stato qui (Bompiani 2019). È tradotta in Europa e negli Stati Uniti. Collabora con «la Repubblica» e altre testate.

 

  • Titolo: Gli anni al contrario
  • Autore: Nadia Terranova
  • Editore: Einaudi
  • Genere: Narrativa italiana contemporanea
  • Data pubblicazione: Gennaio 2015
  • Numero pagine: 117
  • Prezzo copertina: 10,45 €
  • Prezzo e-book: 9,99 €
  • Narrazione: Prima e terza persona

La mia recensione

Anche questo romanzo mi è stato consigliato da una mia cara amica ed ex collega di Università. E devo ringraziarla perchè mi piace affrontare nuove sfide e leggere qualcosa di diverso dal mio genere. E con Gli anni al contrario mi ha davvero stupito.

In questo volume troviamo due personaggi con cui ho faticato ad entrare in confidenza, specie Giovanni. Mi è parso un po’ immaturo. Il classico che ha problemi a trovare la sua strada. Vuole fare la rivoluzione, vuole lottare per cambiare il mondo ma. Prende parte nel partito marxista-leninista.

Non combatte però per se stesso nè per salvare l’amore che lo lega ad Aurora. Quando prova a mettere un po’ di ordine nella sua testa ormai è troppo tardi. La sua vita sta volgendo al termine per colpa di un brutto male all’epoca sconosciuto che sarà invece piuttosto diffuso negli anni a venire.

Mi è difficile definirlo eroe. Perché per tutta la sua esistenza è stato indeciso, poco convinto di quale indirizzo voleva prendere. In pratica uno sbandato che ha anche abbracciato la via della tossicodipendenza.

Neanche la figlia Mara, nata dal matrimonio di questo uomo ancora bambino con Aurora, è riuscito a trasformarlo. Pur sapendo che è il frutto del sentimento che provava per la donna che lo aveva stregato arriva a comprendere che è troppo tardi per rimediare.

I tentativi però, devo riconoscerlo, ci sono stati. Perché aiuta nel centro di disintossicazione per dipendenze e riesce a salvare un ragazzo sulla cattiva strada.

Gli è stata di lezione la vita campestre che conduceva in quel luogo di supporto dove ha trovato l’illuminazione. Però appunto mi è difficile chiamarlo eroe perché per un bel tratto della sua vita ha mancato di volontà. Ma come si è soliti dire, meglio tardi che mai. Perché almeno ha lasciato il lettore con la certezza di essere stato perdonato dalle figure a lui più care, sua figlia e sua moglie.

Dicendo queste frasi che elencherò di seguito riesce finalmente a comprendere il punto in cui ha sbagliato:

«Non abbiamo mai usato lo stesso dizionario. Parole uguali, significati diversi. Dicevamo famiglia: io pensavo a costruire e tu a circoscrivere; dicevamo politica: io ero entusiasta e tu diffidente. Io combattevo, tu ti rifugiavi. Se non ci fosse stata Mara ci saremmo persi subito, ma almeno non avremmo continuato a incolparci per le nostre solitudini. Quando penso agli anni trascorsi mi sembra che siano andati tutti al contrario».

Aurora, la protagonista invece mi è parsa più decisa. Sono riuscita a comprenderla. In lei era forte il desiderio di essere indipendente. La sua volontà di voler abbandonare la casa di famiglia che viveva sotto il regime di suo padre chiamato il fascistissimo.

Per questo si impegna negli studi, si rifugia nel bagno per poter riuscire ad ottenere buoni voti e giungere anche ad una laurea che la porterà ad insegnare. Anche se il suo sogno è sempre stato quello di diventare una ricercatrice.

La sua bravura negli studi gli ha fatto conoscere Giovanni, al quale da ripetizioni e che diventerà suo marito. Lo sposa, come fa anche il suo consorte, lasciandosi trascinare dagli eventi. Perché comunque in cuore suo aveva già in mente come sarebbe andata a finire.

Nel profondo aveva sempre saputo che avrebbe finito con il farla soffrire con le sue assenze, le sue fughe e i suoi ritorni improvvisi.

Si dimostra però una madre eccellente per la figlia, forse un pò troppo protettiva e non a torto. Comunque discreta. Perché non si oppone al desiderio della sua prole di voler mantenere contatti con il padre. Infatti di Giovanni lei stessa non parla mai male di fronte a Mara. Anzi vuole che abbia solo un bel ricordo della figura paterna.

Commovente è lo scambio di lettere che intercorre tra padre e figlia. Questo carteggio che ha dato a Giovanni una spinta per modificare le cose che non andavano nella sua vita. E’ da sua figlia che finalmente quest’uomo trae ispirazione e forza per cambiare.

Mara infatti è la figura che più mi ha colpito. E’ stato bello leggere della sua crescita, vedere che in lei si forma un suo pensiero personale. Una figura che offre lo sguardo dal punto di vista di chi è stata più che altro una spettatrice. E che offre la sua visuale anche al lettore fornendogli la cronaca di eventi che a lei sono stati per la maggior parte raccontati e non veramente vissuti.

Proprio la scelta narrativa è quella che mi ha letteralmente conquistato. E’ accattivante. La scelta della voce narrante è stata utile per apprezzare l’intero romanzo.

La prosa appare decisamente asciutta, poco descrittiva, scarna ma perfetta per la scelta narrativa adottata che è appunto quella di esporre eventi di cui si è solo sentito parlare.

Infatti gli eventi storici che si incontrano nel volume come gli anni di piombo, la morte di Aldo Moro, la scoperta di uno strano e pericoloso virus sono marginali e non vissuti in prima persona. Appunto perché qui vi è il punto di vista di chi è solo il frutto di quegli accadimenti.

Quindi se anche voi volete farvi trascinare in queste vicende guardandole con gli occhi di semplice spettatore o spettatrice non ci resta che invitarvi alla lettura di questo volume cliccando sul link che vedete qui sotto e …

BUONA LETTURA!!!