Recensione libro: Come dio comanda di Niccolò Ammaniti

Buongiorno carissimi liberi e libere. Siamo sempre qui per voi a tenervi compagnia con i nostri consigli per le vostre letture. Oggi volgiamo rivolgerci a tutti coloro che hanno fede, credono in qualcosa di più grande di loro. Ma anche a chi è agnostico o ateo perché la ritrovi. Perché stiamo per proporvi Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti edito da Einaudi.

 

La trama:

Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e “buono a nulla” è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.

 

L’autore:

Niccolò Ammaniti è nato e vive a Roma.

Ha esordito nel 1995 con il romanzo Branchie. È autore di romanzi e racconti tradotti in oltre 44 paesi: Fango (1996), Ti prendo e ti porto via (1999), Io non ho paura (2001, Premio Viareggio), Come Dio comanda (2006, Premio Strega), Che la festa cominci (2009), Io e te (2010), Il momento è delicato (2012) e Anna (2015).

Dai suoi libri sono stati tratti cinque film: L’ultimo capodanno (di Marco Risi, 1998); Branchie (di Francesco Ranieri Martinotti, 1999); Io non ho paura e Come Dio comanda (entrambi diretti da Gabriele Salvatores, 2003 e 2008); Io e te (di Bernardo Bertolucci, 2012).
È autore e regista del docu-film The Good Life (2014). Nel 2018 va in onda Il miracolo, una serie tv originale SKY di cui è showrunner, co-sceneggiatore e co-regista.

 

 

  • Titolo: Come Dio comanda
  • Autore: Niccolò Ammaniti
  • Editore: Einaudi
  • Genere: Narrativa italiana contemporanea
  • Data pubblicazione: marzo 2015
  • Numero pagine: 547 pagine
  • Prezzo copertina: 15,20 €
  • Prezzo e-book: 7,99 €
  • Narrazione: Terza persona

La mia recensione:

Anche questo libro mi è stato consigliato da una mia cara amica ed ex collega di Università che mi suggerisce libri improntati sulla giustizia, la libertà e hanno uno stile realista che non manca di sconvolgere il lettore. E con questa lettura ha proprio colto nel segno.

Perché in questo libro si tocca una tematica scottante qual’è la religione. Esiste infatti una legge più grande, un entità superiore che ci governa? Si può credere in qualcosa anche senza averne le prove perché lo percepiamo ma non lo vediamo? Chi decide chi può vivere e chi deve morire? E se chi decide fosse umano come come noi?

Domande a cui questo libro sembra voler cercare di trovare delle risposte. Ma se pensate di avere di fronte una lettura che tratta solo questo argomento vi sbagliate. Perché in questo volume troverete entrano anche in gioco il rapporto padre-figlio e quello dell’amicizia.

Infatti qui incontriamo Cristiano Zena. Abita con suo padre Rino nei sobborghi di Varrano. Il legame tra queste due due figure è molto stretto. Perché Rino è un comandante, sembra voler essere Dio. Perché desidera che gli altri si pieghino alle sue decisioni. Convinto di essere nel giusto.

E’ una figura importante, che si impone. Capace di incutere terrore con un solo sguardo, non si fa scrupoli a mandare il figlio di soli tredici anni ad ammazzare il cane dei vicini solo perché abbaia.

Si scopre che sotto questa azione c’era un suo tipo di giustizia. Perché il cane era del proprietario della ditta per il quale aveva lavorato Rino ma dalla quale, dal suo punto di vista, è stato ingiustamente licenziato. Perciò gli è sembrato corretto fare sentire come la pensa.

Non manca di avere cuore. Non si può dire che non tenga a suo figlio. Perché fa di tutto pur di non farselo portare via dagli assistenti sociali. Desidera che Cristiano sappia cavarsela nel mondo e per questo, nel dubbio, gli insegna a fare a botte. Certo del fatto che se meni bene uno  una volta poi la voce si sparge e nessuno di dà più fastidio.

Cristiano invece è solo un adolescente. Che ha dovuto crescere in fretta . Cerca di essere forte, di sembrare un duro quando in realtà è più tenero del pane. Un buono contaminato dal mondo in cui è abituato a vivere fatto di degrado e governato dalla legge che ognuno comanda da sè.

Anche lui tiene a suo padre. Sembra avere una fede incrollabile in lui e lo dimostra anche quando tutto sembra propendere per il contrario. Per il padre mette a rischio la sua stessa vita. Copre le prove che sembrano voler incolpare il padre di un atto sanguinoso. Infine si scoprirà la realtà di questa scena del crimine a cui ha assistito.

 

Nel testo si fa anche la conoscenza di Danilo e Quattro formaggi. Gli amici di Rino. Che mi sono parsi solo e soltanto dei pazzi e dei disperati. Degli scioperati che coinvolgono questo padre di famiglia in qualcosa di sbagliato, fraudolento e rischioso.

Vivono una situazione peggiore di Rino perché non si rendono conto delle conseguenze delle azioni e sopratutto non sembrano essere amati da nessuno.

Quattro formaggi in particolare è un personaggio che fin dal principio avrebbe meritato di essere rinchiuso in un manicomio. Perché non avete idea di quanto mi sia commossa alla fine tragica e spregiudicata della povera Fabiana Ponticelli, compagna di scuola di Cristiano, che in un raptus di pura follia viene presa di mira dall’omone alto dal nome buffo.

Dio esiste e non bisogna dubitare della sua esistenza. Infatti Per fortuna viene fatta la sua volontà, perché nel finale leggiamo che ognuno ha quello che si merita. Il bene trionfa sul male cosi come non viene scalfito il profondo legame tra padre e figlio. Fatto di fiducia e devozione.

Un libro alquanto  provocatorio e forte. Inquieta il lettore. Lo fa tremare, scuotere e fargli capire che esiste una certa giustizia divina. Che c’è qualcuno dall’alto che valuta la tua condotta e che di conseguenza decide se premiarti o punirti. Fa comprendere che solo chi ha fede non può sbagliare nel credere e nel dare fede all’altro.

Fa realizzare che si, la vita che ci viene data ci offre la libertà ma è quello ne facciamo di questo dono che può rischiare di imprigionarci e condannarci per sempre. Che forse non siamo realmente liberi. Perché esiste la Provvidenza ma sopratutto la legge personale.

Un concetto che viene bene esplicitato dalla seguenti parole:

“I barboni sono i  più liberi del mondo e muoiono congelati sulle panchine dei parchi. La libertà è una parola che serve solo a fottere la gente. Sai quanti morti per la libertà e nemmeno sapevano cos’era? Sai chi sono gli unici ad averla? La gente che ha soldi. Vuoi vedere qual’è la mia libertà? Cristiano fece si con la testa. Rino tirò fuori da dietro la schiena una pistola.- Questa signorina qui di cognome fa libertà e di nome fa 44 Magum”

Parole sconvolgenti dette da una figura cresciuta conoscendo la fatica, il sacrificio e la povertà e che è convinta che deve combattere le ingiustizie facendo da sè. facenf

La prosa poi è altamente suggestiva, secca e decisa. Ad ogni capitolo sembra di leggere un comandamento. E’ altamente coinvolgente e sembra voler rapire il lettore tra le sue pagine.

Consigliato a tutti gli amanti di questo autore e a chi vuole immergersi in una atmosfera che spazia dal sacro al profano. A chi vuole una trama di che ti lasci qualsosa dentro.

Quindi ancora siete lì ad indugiare? Non fatelo e andate a cliccare sul link che vedete qui sotto e …

BUONA LETTURA!!!